giovedì 15 ottobre 2015

Recensione: "So che sei qui" di Clélie Avit

Buon pomeriggio tortine!!
Oggi c'è un tempo davvero bruttissimo qui. Freddo e pioggia non mi invogliano proprio ad uscire
di casa uuuh che peccato! (ironiaportamivia), ergo starò sotto la coperta con the e un buon libro! *-*
Nel frattempo ecco qui la recensione dell'ultimo libro letto. Un po' in ritardo ma son riuscita finalmente a finirla :D


So che sei qui
di Clélie Avit


Prezzo: 18,00
Pagine: 216
Editore: Mondadori
Genere: romance, contemporary
Data di pubblicazione: 15 settembre 2015

Elsa ha trent’anni, adora la montagna e le gite in alta quota. Ma è a causa di questa passione che ora si trova in un letto d’ospedale, dopo una brutta caduta da una parete ghiacciata. È in coma da venti settimane. Sente tutto, ma nessuna delle persone accanto a lei se ne accorge. Un giorno, per errore, entra nella sua stanza un ragazzo sconosciuto. Thibault non sa nulla della storia di Elsa, ma inizia a parlarle, conosce i suoi amici, qualcosa nella ragazza addormentata che profuma di gelsomino e gli sembra così dolce lo tiene legato magneticamente alla sua stanza. Giorno dopo giorno torna a farle visita. Ed Elsa? Sente tutto, ma non può rispondere. Non può chiedere a quel ragazzo gentile di prometterle che tornerà anche il giorno dopo, non può dirgli che sa riconoscere il suono della sua risata in corridoio e che ora quasi sente il calore del suo bacio sulla guancia. Thibault non sa che Elsa non si risveglierà più, perché a breve la staccheranno dalle macchine che la tengono in vita. L’hanno deciso i medici, la famiglia ha acconsentito. Tutti credono che sia impossibile che Elsa si risvegli, eppure ogni volta che Thibault entra nella stanza il suo cuore…


«È pazzesco quello che siamo in grado di imparare sul nostro corpo quando siamo in coma. Capiamo davvero quanto la paura sia una reazione chimica. Perché ogni notte, mentre rivivo il mio incubo, dovrei essere terrorizzata, e invece no, guardo.»



  Ho deciso di iniziare a leggere questo romanzo proprio per la particolarità della storia raccontata. Ormai ci vengono proposte storie d'amore in tutte le salse, più o meno riuscite, dove i cliché sono spesso dietro l'angolo. "So che sei qui" è indubbiamente una novità, perché l'autrice non ha pensato di creare una qualsiasi forma di interazione tra i protagonisti. Elsa non è un fantasma o una proiezione in grado di farsi vedere o sentire da Thibault, è 'semplicemente' in coma. Ma andiamo con ordine.
Elsa è su un letto d'ospedale da mesi a causa di un incidente avvenuto in montagna durante un giorno di lavoro. Ha subìto varie lesioni ed ha quasi perso la vita, ma per ora c'è: è in coma e delle macchine l'aiutano a sopravvivere.
Nessuno riesce ad accorgersene ma da alcune settimane Elsa è cosciente. O meglio, la sua mente lo è (forse la sua anima?), ma il suo corpo no. Si ritrova bloccata in una condizione di impotenza. Riesce a pensare chiaramente e a ricordare la sua vita, riesce a sentire tutto ciò che accade nella sua stanza, chi la viene a trovare, cosa dicono medici e famigliari della sua condizione, però non può rispondere in nessun modo.
  Elsa più che essere arrabbiata col mondo. è annoiata da questa situazione. Ammetto di aver apprezzato molto che la Avit abbia affrontato la sua condizione da questo punto di vista. Tutto rende chiaro come poi l'arrivo del protagonista maschile non sia altro che la prima vera boccata di ossigeno da diverso tempo a questa parte per lei.
  Thibault si ritrova un giorno nella stanza di Elsa, per sbaglio. È in ospedale in visita al fratello, colpevole di un incidente stradale che ha provocato due vittime. Non riesce ad affrontarlo e soprattutto a perdonarlo per la sua imprudenza, perciò si allontana e trova rifugio in una stanza apparentemente vuota.
  E credo che la parola cardine della storia e allo stesso tempo quella che mi ha fatto storcere il naso sia proprio 'rifugio'. Quando Thibault inizia a presentarsi nella stanza di Elsa con una certa regolarità e inizia a parlarle, raccontandole di sé e della propria vita, non ho potuto fare a meno di pensare che fosse una sorta di terapia per lui. Un confessionale senza prete, una poltrona in uno studio senza, però, psicologo. Lui parla, lei lo sente e lo conforta con parole inudibili se non al lettore. Se si fossero incontrati in un altra situazione molto probabilmente sarebbe potuta nascere una bella storia d'amore. Ma, per me, non qui. Non ora.
  Sarò una persona troppo cinica, ma veder nascere l'amore per qualcuno che non conoscevi nemmeno un minimo quando era 'in vita' e che ora resta lì ad ascoltarti solo perché impossibilitato a fare altrimenti, a mio avviso è sinonimo di narcisismo o sintomo di necrofilia. Perdonatemi la brutalità. L'amore si fa in due, in qualsiasi senso si intenda questa frase.
  Oltretutto, la tematica già di per sé complicata del coma viene affiancata a quella dell'eutanasia. I genitori di lei sono indecisi sul da farsi e questo sconosciuto si intromette perché crede che lei sia sveglia e in grado, tra non molto, di riprendersi, solamente per aver intravisto lievi movimenti che potrebbero benissimo essere spasmi muscolari, non serve una laurea in medicina per capirlo. Non mi è piaciuto per niente questo sviluppo (so che è un libro, che non bisogna prenderlo così alla lettera, ma proprio su certi argomenti così delicati non riesco a ribattere in modo lucido/senza infervorarmi).
  Concludo dicendo che il finale è abbastanza scontato e quindi privo di pathos. Di tutto salvo il bellissimo stile di scrittura dell'autrice. Spero che in futuro pubblichi qualcosa più tra le mie corde.




Voto: 1,5 fette. Storia troppo impegnativa per essere affrontata in questo modo. 
Aspetto di leggere altro dall'autrice.
Indubbiamente scorrevole e ben scritto; per chi crede in ogni tipo d'Amore.



Alla prossima! 

1 commento:



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